l'elefante

Le antiche scritture Pali paragonano la meditazione alla doma di un elefante selvaggio. Il metodo, a quei tempi, consisteva nel legare l'animale recentemente catturato a un albero, con una buona corda robusta. Ovviamente l'elefante non era contento: gridava e scalpitava tirando la corda per giorni. Alla fine gli penetrava nel cranio che non poteva scappar via e si calmava. A questo punto si poteva cominciare a dargli da mangiare e a trattarlo con un certo grado di sicurezza. Alla fine si poteva slegare la corda e addestrare l'elefante a fare diverse cose. Infine l'elefante era addomesticato e poteva essere utilizzato per fare lavori utili. In questa analogia l'elefante selvaggio è la mente sfrenatamente attiva, la corda è la consapevolezza e l'albero è il nostro oggetto di meditazione, cioè il respiro spontaneo e naturale. L'elefante addomesticato che vien fuori da questo processo è una mente ben educata e concentrata che allora può essere impiegata per il duro lavoro di perforazione degli strati dl'illusione che oscurano la realtà. La meditazione addomestica la mente.

Henepola Gunaratana

Commenti

  1. Mha!
    Questo povero elefante mi fa venire in mente
    una mia conoscenza...
    Tra un pò si è sradicato anche l'albero da quanto scalpita...
    ... Maira indovina chi è l'elefante? ...
    Ti sto leggendo nel pensiero ... non pensare subito male...niente è come sembra...
    Naturalmente sono io l'elefante...
    A buon intenditor poche parole...
    Buona notte
    Tamara :-)

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  2. prima di leggere il commento, mi sentivo con un po' di proboscide, poi ti ho letto......
    per noi ci vuole una sequoia!!!

    scherzi a parte ma non sarebbe meglio provare con le caramelle?

    Buona notte
    Maira

    RispondiElimina

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