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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

il silenzio del mondo

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Quelli che amano il loro stesso fracasso, mal sopportano qualunque altra cosa.  Vìolano di continuo il silenzio delle foreste e delle montagne e del mare.  Sbucano di continuo in tutte le direzioni con le loro macchine attraverso la natura silenziosa, per paura che un mondo tranquillo possa accusarli della loro futilità.  La precipitazione dei loro movimenti nervosi sembra ignorare la tranquillità della natura col pretesto di avere uno scopo.  Pare per un attimo che l’aeroplano chiassoso neghi la realtà delle nuvole e del cielo, col suo saettare, il suo rumore, la sua pretesa potenza.  Il silenzio del cielo rimane quando l’aeroplano è passato, la tranquillità delle nuvole resterà quando l’aereo sarà svanito.  È il silenzio del mondo che è reale.  Il nostro fracasso, i nostri affari, i nostri scopi e tutte le vane affermazioni relative ad essi: tutto questo è illusione.  Se l’aereo passa oggi o domani, se vi sono automobili sulla strada serpeggiante o non ve ne sono, se gli uomini pa

ho visto l’acqua scaturire

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Questo canto accompagna l'aspersione domenicale nel tempo pasquale con l'acqua benedetta, memoria del Battesimo,  all'inizio della Messa. Il testo si riferisce alla profezia di Ezechiele 47, che dice: Ho visto l’acqua scaturire dal lato destro del Tempio. Alleluia E tutti quelli cui è giunta quest’acqua sono stati salvati e diranno: Alleluia Vidi aquam egredientem de templo, a latere dextro, alleluia:  et omnes, ad quos pervenit aqua ista, salvi facti sunt, et dicent, alleluia, alleluia. Confitemini Domino quoniam bonus: Quoniam in saeculum misericordia eius. Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto: Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in saecula sæculorum. Amen.

andiamo avanti con speranza!

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Karol Wojtyła Solo l'esperienza del silenzio e della preghiera offre l'orizzonte adeguato in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza più vera, aderente e coerente, di quel mistero, che ha la sua espressione culminante nella solenne proclamazione dell'evangelista Giovanni: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14). (Novo Millennio Ineunte 20) Andiamo avanti con speranza! Il Figlio di Dio, che si è incarnato duemila anni or sono per amore dell'uomo, compie anche oggi la sua opera: dobbiamo avere occhi penetranti per vederla, e soprattutto un cuore grande per diventarne noi stessi strumenti. Ora il Cristo contemplato e amato ci invita ancora una volta a metterci in cammino.  ( Novo Millennio Ineunte  58)

imparare a morire

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Questo può essere il momento per tornare a imparare a morire, per spazzar via l’ingenua retorica dell’eterna primavera. Questo è il momento di tornare a prendere sul serio il tema della Morte. Magari iniziando a lasciare vuoti molti degli spazi occupati. Magari imparando a fare più silenzio. Leggi l'articolo Voglio Morire di  ALESSANDRO DEHO' https://alessandrodeho.com/2020/04/23/voglio-morire/?fbclid=IwAR3LVus-YE9c8SsN1bUlxXSRwMqrkShisidHAxytjgjfcYK9Cd3yvFCANwI

conoscere il mistero

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Solo l'esperienza del silenzio e della preghiera offre l'orizzonte adeguato in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza più vera, aderente e coerente, di quel mistero, che ha la sua espressione culminante nella solenne proclamazione dell'evangelista Giovanni: « E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità » (Gv 1,14). (Giovanni Paolo II - Novo Millennio Ineunte n° 20)

è tempo per fare niente

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di ENZO BIANCHI   Sono ormai trascorsi oltre quaranta giorni di “vita altra” per la maggior parte di noi: una vita in casa, ore da trascorrere in pochi metri quadrati e, per molti, di solitudine. Abbiamo dovuto inventarci “cosa fare”. Molte sono state le modalità per tentare di sfuggire alla noia e occupare il tempo e lo spazio in cui siamo costretti. Stare davanti alla tv, navigare per ore sul web, esercitarci in cucina per rallegrarci con piatti non quotidiani, impegnarci in lavori di pulizia o riordino della casa… Ormai siamo assaliti dalla febbre della ripresa, tutti pronti a ricominciare a lavorare e a tornare, pur lentamente, alla vita di prima. Dimenticheremo presto la sensazione che abbiamo acquisito come consapevolezza e abbiamo magari ripetuto a noi stessi e agli altri. Sensazione ben espressa da Mariangela Gualtieri, con una poesia che rimarrà come il canto del gallo nell’ora della presa di coscienza e di un possibile pentimento: «Questo ti voglio dire: ci dovevamo fermare

il canto della sera

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prayer is not enough

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PREGARE NON BASTA A volte gli amici mi chiedono di intervenire in aiuto per qualche problema nel mondo, usando un qualche “potere magico”. Dico sempre loro che il Dalai Lama non ha poteri magici. Se li avessi non sentirei dolori alle gambe o la gola infiammata. Siamo tutti gli stessi esseri umani e sperimentiamo le stesse paure, le stesse speranze e le stesse incertezze. Nella prospettiva buddista, ogni essere senziente conosce la sofferenza, la realtà della malattia, della vecchiaia e della morte. Ma come esseri umani, abbiamo la capacità di usare le nostre menti per sconfiggere la rabbia, il panico e la cupidigia. In anni recenti ho sottolineato il “disarmo emozionale”: per cercare di vedere le cose realisticamente e chiaramente, senza la confusione della paura o della rabbia. Se un problema ha soluzione, dobbiamo lavorare per trovarla; se non ha soluzione, non dobbiamo perdere tempo a pensarci. … Fin dalle prime notizie relative al coronavirus in Wuhan ho pregato per i

la mente libera

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facciamo silenzio

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Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola, perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola. Facciamo silenzio dopo l’ascolto della Parola, perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la mattina presto perché Dio deve avere la prima Parola, e facciamo silenzio prima di coricarci, perché l’ultima Parola appartiene a Dio. Facciamo silenzio solo per amore della Parola.   Dietrich Bonhoeffer

omnes, qui in Christo baptizati estis

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Omnes qui in Christo baptizati estis, Christum induistis. (Tutti quelli che sono battezzati in Cristo, sono rivesti di Cristo) Questa antifona alla comunione si canta nel sabato dell'ottava di Pasqua, per  fare memoria del Battesimo celebrato nella Veglia Pasquale del Sabato Santo. Nel testo, citazione di Galati 3,27, si paragona la rinascita nell’acqua ad un vestirsi di Cristo, per sottolineare che al Battesimo corrisponde la rinascita. La partecipazione alla morte di Cristo è partecipazione alla Resurrezione. Il canto inizia evidenziando il soggetto omnes , cioè tutti e sottolinea volutamente le parole battezzati e rivestiti .

canto per la compassione e la pace

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Lokah Samastah Sukhino Bhavantu è una preghiera in sanscrito, usata da molti secoli per invocare compassione e pace. traduzione: Possano tutti essere felici e liberi, e possano I pensieri, le parole e le azioni della mia vita contribuire in qualche modo a questa felicità e libertà per tutti.

la profondità del cuore

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Pregare significa entrare coscientemente nella comunione con Dio o con la Sorgente.  Al suo punto più alto, la preghiera diventa contemplazione. Qui essa è senza parole. È un mescolarsi della coscienza umana con il Divino.  Al centro dello stato di preghiera c’è la quiete della mente “Siate calmi, e sappiate che io sono Dio” dice il Salmista (Sal 46,11). La preghiera fervente apre un canale tra l’anima e Dio. Così c’è intercomunione tra l’umano e il Divino. La preghiera deriva dalla meditazione, nel senso che la seconda prepara il terreno alla prima. La preghiera può essere concepita come una discesa nelle profondità del cuore. ( Bede Griffiths -  Il Cristo universale )

iniziare con il silenzio

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“Vorrei iniziare con il silenzio e vi dico subito il perché: ogni cammino che conduce a Dio deve essere un cammino che conduce al silenzio. Se un giorno volete arrivare all’unione con Dio, dovete iniziare con il silenzio. Cosa è il silenzio? In Oriente, un grande re andò a visitare il suo maestro e gli disse: “Sono un uomo molto occupato, potresti dirmi come posso arrivare all’unione con Dio? Rispondimi, però, con una sola frase!”. E il maestro gli disse: “Ti risponderò con una sola parola!”. “Quale?”, gli chiese il re. Il maestro rispose: “Silenzio!”. “E quando posso raggiungere il silenzio?”, domandò il re. “Meditazione”, rispose il maestro.  In Oriente meditare significa non pensare, oltre ogni pensiero. Allora il re chiese: “E cosa è la meditazione?”. Il maestro rispose: “Silenzio!”. “Come lo posso scoprire?”. “Silenzio”. “Come posso scoprire il silenzio?”. “Meditazione!”. “E cosa è la meditazione?”. “Silenzio!”. (Anthony De Mello)

ogni storia è sacra

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suggerimento di lettura Troppe volte distinguiamo la storia sacra dalla storia umana. È un po’ il vizio di sempre: distinguere in modo manicheo il sacro dal profano, il buono dal cattivo. E invece Dio si è fatto carne, e non in modo poetico. Si è fatto carne e ossa, è entrato nel tempo e ha permesso allo scorrere degli anni, alle esperienze di cambiarlo. Paradossale storia di un Dio che i Vangeli raccontano, che Matteo racconta.

raccontaci, Maria, che hai visto per via?

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La Sequenza Victimae paschali laudes, che viene cantata nel giorno di Pasqua e durante l’ottava, risale all'XI secolo, racconta il dialogo tra la comunità e la risposta della Maddalena, che ha incontrato il Signore risorto. Il Vangelo di Giovanni racconta che: La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Anche oggi Gesù viene nel luogo in cui ci troviamo e ci porta la pace. Auguro a tutti una Pasqua colma di pace e di speranza. Victimae pascáli láudes ímmolent Christiáni. Agnus redémit óves: Crístus ínnocens Pátri reconciliávit peccatóres. Mors et víta duéllo conflixére mirándo: dux vítae mórtuus, régnat vívus. Dic nóbis María, quid vidísti in vía? Sepúlcrum Chísti vivéntis, et glóriam vídi resurgéntis: angélicos téstes, sudárium et véstes. Surréxit Chrístus spes méa: pracédet súos in Galilaéam. Scímus C

come far funzionare la consapevolezza

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Thich Nhat Hanh ci ricorda che l'infelicità di una persona non può non diventare l'infelicità di molti e occorre cominciare da noi stessi con onestà .

venerdì santo

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Crux  fidelis , è un  inno scritto da san Venanzio Fortunato (530-609) in  occasione  di una processione  con la  reliquia  della  Croce,  per la regina Radegunda.  Nella liturgia è l'inno per l'adorazione della Croce e in passato era molto famoso. Il testo liturgico è modificato rispetto all'originale riportato qui sotto. Questo inno ci insegna a guardare la Croce come segno d'amore, di vittoria e di speranza. Lo stesso simbolo della Croce ci suggerisce, con l'incrocio dei pali, di portare nella preghiera l'attenzione al centro, nel cuore. Crux fidélis ínter ómnes árbor úna nóbilis núlla sílva tálem prófert, frónde, flóre, gérmine. Dúlce lígnum, dúlces clávos, dúlce póndus sústinet. Pánge língua gloriósi láuream certáminis,  et súper crúcis trophéo dic triúmphum nóbilem quáliter Redémptor órbis immolátus vícerit. Félle pótus écce lánguet spína, clávi, láncea, míte córpus perforárunt, únda mánat et crúor térra,

giovedì santo

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“Nos autem gloriari”  è l'i ntroito (canto iniziale) della Messa in Coena Domini del Giovedì santo, basato su un versetto della lettera ai Galati (6,4).  Invece di un canto eucaristico, ci propone un'acclamazione della croce come nostra gloria, che vuole  sottolineare il tema centrale e l'unità delle celebrazioni dei tre giorni pasquali. Nos autem è il primo canto del Triduo Pasquale e mette in evidenza il NOI come soggetto principale. È l’invito ad entrare dentro noi stessi per trovare Colui che è sceso dentro di noi, assumendo la nostra condizione umana, per trasformarci in Lui e partecipare alla sua vita divina.  Nos Autem  canta in modo straordinario questa trasformazione, che è la nostra Pasqua.   Testo latino NOS AUTEM GLORIARI oportet in cruce Domini nostri Iesu Christi, in quo est salus, vita et resurrectio nostra, per quem salvati et liberati sumus. Deus misereatur nostri, et benedicat nobis: illuminet vultuum suum super nos, et misereatur no

domenica delle palme

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Domenica delle Palme Molti oggi sentono la mancanza dei rametti di ulivo benedetto, segno della pace e dell’amore che il Maestro porta a Gerusalemme, la città santa che uccide i profeti. Oggi seguiamo il Maestro, non con il segno esteriore, ma varcando la porta dei nostri limiti ed entriamo nella città santa del nostro cuore per portare benevolenza e benedizione a tutti.