Un’espressione di adorazione, più efficace di qualsiasi parola, è il silenzio. Esso infatti dice da solo che la realtà è troppo al di là di ogni parola. Alta risuona nella Bibbia l’intimazione: “Taccia davanti a lui tutta la terra!” (Ab 2, 20) e: “Silenzio alla presenza del Signore Dio!” (Sof 1, 7). Quando “i sensi sono avvolti da uno sconfinato silenzio e con l’aiuto del silenzio invecchiano le memorie”, allora non resta che adorare. Secondo alcuni, la parola stessa “adorare” indicherebbe, nel latino, il gesto di mettersi la mano sulla bocca, come ad imporsi silenzio. Se ciò è vero, fu un gesto di adorazione quello di Giobbe quando, venutosi a trovare a tu per tu con l’Onnipotente, alla fine della sua vicenda, dice: “Ecco, son ben meschino: che ti posso rispondere? Mi metto la mano sulla bocca” (Gb 40,4). In questo senso, il versetto di un salmo, ripreso poi dalla liturgia, nel testo ebraico diceva: “Per te è lode il silenzio”, Tibi silentium laus ! (cf Sal 65,2, testo Mas.).