guscio di lumaca



Qualcuno dice che mi sono “ritirata” in un eremo; e io puntualmente reagisco. Un eremo non è un guscio di lumaca, e io non mi ci sono rinchiusa; ho solo scelto di vivere la fraternità in solitudine. E lo preciso puntigliosamente per rispondere all’obbiezione che concepisce questa solitudine come un tagliarsi fuori dal contesto comunitario e che – come confonde la comunione con la comunità – confonde anche la solitudine con l’isolamento, la misantropia, la chiusura egocentrica. E invece no. L’isolamento è un tagliarsi fuori ma la solitudine e un vivere dentro. L’isolamento è una solitudine vuota. La mia situazione, invece, è una solitudine piena, cordiale, calda, percorsa da voci e animata di presenze. La solitudine non è una fuga: è un’incontro, così come il silenzio è un continuo, ininterrotto dialogo. Non si sceglie la solitudine per la solitudine ma per la comunione, non per stare soli ma per incontrarsi, in un modo diverso, con Dio e con gli uomini. Si potrebbe forse dire che la solitudine è la forma eremitica dell’incontro. Non che l’eremita non possa incontrarsi anche fisicamente con gli altri; conoscere cioè il tipo di contatto più comune; ma il dialogo egli lo vive soprattutto nel silenzio. E’ quando si trova in questa situazione, per lui privilegiata, che l’incontro scende a livelli più profondi.

Adriana Zarri

Commenti

  1. fa piacere rileggere i concetti ascoltati in un incontro interessante e piacevole a Terranuova B.ni con il prof. Cosimo La Neve dal titolo il silenzio pensoso nella scuola.Incontro facente parte della serie "itinerari nel silenzio". Mi permetto di aggiungere alcune parole dette dal prof. La Neve:" La solitudine non deve essere vista come un deserto ma come un giardino." Parole che ancora mi risuonano dolcemente in testa.
    ciao
    maira

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