se vogliamo veramente
Se vogliamo veramente
sapere cos'è la preghiera, dobbiamo concederle del tempo. Dobbiamo
rallentare la nostra attività, ricondurla a misura umana. Avremo
allora il tempo per ascoltare. E quando sapremo ascoltare, le cose
cominceranno da sole a prendere forma. Ma per arrivare a ciò ci è
necessario fare in forma nuova l'esperienza del tempo. La ragione per cui non
sappiamo trovare del tempo per la preghiera è che crediamo di dover
essere sempre in movimento. E' una vera malattia dello spirito. Il
tempo oggi è visto come un prodotto commerciale o piuttosto un
prodotto che ci è dato sotto garanzia.Siamo mezzadri del
tempo, minacciati da una vera reazione a catena: affaticamento,
stimoli eccessivi, reazioni smisurate, compensazioni anche esse senza
misura, esaurimento nervoso... E tuttavia noi non siamo più debitori
verso la carne, verso questa carne che secondo san Paolo sta
all'origine del debito: Cristo ci ha liberati. Dobbiamo affrontare in
un modo nuovo la nozione del tempo nella sua totalità. Noi siamo
liberi di amare. Liberiamoci anche da ogni esigenza puramente
immaginaria. Viviamo nella pienezza del tempo. Ogni momento che ci è
dato è l'istante di Dio, quello della sua benevolenza, il kairòs.
Tutto si riduce a dare a noi stessi, nella preghiera, la possibilità
di renderci conto che abbiamo già ciò che cerchiamo. Diamo solo a
questa realtà il tempo di farsi conoscere a noi.Si corre un rischio nel
pregare, e questo rischio è che le nostre preghiere si pongano in
mezzo tra noi e Dio. L'importante nella preghiera non è pregare, ma
andare a Dio direttamente. Se il fatto di recitare preghiere diventa
un ostacolo, sopprimiamole. Che Gesù, Lui solo, preghi! Ringraziamo
perchè siamo certi che Lui lo fa.Dimentichiamoci di noi
stessi. Entriamo nella preghiera di Gesù. Lasciamo che preghi in
noi. Ciò che chiamiamo preghiera di Gesù è il mezzo migliore per
dimenticare che stiamo pregando. Ma non togliamo a coloro che ancora
sono deboli il sostegno di cui possono avere tuttora bisogno. Il modo
migliore per pregare è fermarsi. Lasciamo che la preghiera stessa
preghi in noi, che noi lo sappiamo o no. Ciò implica una profonda
presa di coscienza della nostra vera realtà interiore... E' una via
di fede.
Per grazia noi siamo
identificati a Cristo. Le nostre relazioni con Dio sono quelle di
Cristo con il Padre, nello Spirito Santo. Un cristiano non cade più
sotto la condanna di alcun giudizio.
Thomas Merton
Che grande maestro è Thomas Merton
RispondiElimina.. scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.
I detti del Signore sono puri, †
argento raffinato nel crogiuolo, *
purificato nel fuoco sette volte.
Dall'ultima esortazione di sant'Andrea Kim Taegòn, prete e martire viene la chiosa all'ultima frase citata di Merton ...divenuti discepoli del Signore, portiamo un nome glorioso. Ma a che cosa gioverebbe avere un così grande nome senza la coerenza della vita? Vano sarebbe esser nati ed entrati nella Chiesa; anzi sarebbe un tradire il Signore e la sua grazia. Meglio sarebbe non esser nati che aver ricevuto la grazia del Signore e peccare contro di lui.
Per ultimo ti ringrazio di avermi fatto conoscere il tuo bellissimo blog... si vede la cura entusiasta (nel suo etimo) che l'autore vi mette.
onoratissimo Giorgio