kyrie eleison



L’invocazione di origine biblica Kyrie eleison, tradotta “Signore, pietà”, si rivolge all’amore “materno” di Dio e non nasce da una richiesta di perdono dei peccati

Sarebbe più corretto tradurre “Signore, amami teneramente”.


Nella traduzione dalla lingua originaria dell’invocazione, l’aramaico, prima in greco, poi in latino e nelle lingue moderne si sono verificati due fenomeni: la perdita del carattere materno di Dio e l’accentuazione della colpevolezza umana.


L’invocazione ricorre dieci volte nei Vangeli sinottici ed è rivolta a Gesù (Mt 9,27; 15,22; 17,15; 20,30-3; Mc 10,47-48; Lc 17,13; 18,38-39). 

Il verbo greco eléēo traduce l’ebraico rhm, che viene usualmente reso con “provare misericordia”, “sentire pietà”, “provare tenerezza”, “commuoversi”, “amare (teneramente)”. 

Il termine ebraico nell’Antico Testamento indica la componente materna dell’amore di Dio.   

In latino è stato tradotto misereri, cancellando il riferimento all’amore materno e accettuando l’aspetto della colpevolezza umana. 

Così Kyrie eleison è collegato all'idea di peccato e colpa nella  spiritualità e liturgia, sia ortodossa, sia cattolica.


Nelle lingue moderne manca una parola che renda la componente materna e amorevole di eleison e la traduzione Signore pietà non è soddisfacente, per cui forse vale la pena di usare l'espressione originaria Kyrie eleison, la più antica testimonianza di uso liturgico cristiano, dal IV secolo a Gerusalemme, e dal V secolo nel rito romano. 

Del resto anche Amen, Osanna e Alleluia non vengono mai tradotte,


In ogni caso sia dicendo Kyrie eleison, sia Signore pietà, è opportuno ricordarsi del significato autentico di questa invocazione, consapevoli che stiamo dicendo:  

“Signore, amami teneramente


Cfr. Emanuela Zurli, Rassegna di Teologia 51 (2010) 215-232. 





Commenti

  1. Illuminante. Infatti la componente materna raramente è in considerazione e soprattutto è reale la tendenza a colpevolizzare l'uomo.

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