novo millennio ineunte

...c'è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell'arte della preghiera. L'Anno giubilare è stato un anno di più intensa preghiera, personale e comunitaria. Ma sappiamo bene che anche la preghiera non va data per scontata. È necessario imparare a pregare, quasi apprendendo sempre nuovamente quest'arte dalle labbra stesse del Maestro divino, come i primi discepoli: « Signore, insegnaci a pregare! » (Lc 11,1). Nella preghiera si sviluppa quel dialogo con Cristo che ci rende suoi intimi: « Rimanete in me e io in voi » (Gv 15,4). Questa reciprocità è la sostanza stessa, l'anima della vita cristiana ed è condizione di ogni autentica vita pastorale. Realizzata in noi dallo Spirito Santo, essa ci apre, attraverso Cristo ed in Cristo, alla contemplazione del volto del Padre. Imparare questa logica trinitaria della preghiera cristiana, vivendola pienamente innanzitutto nella liturgia, culmine e fonte della vita ecclesiale,17 ma anche nell'esperienza personale, è il segreto di un cristianesimo veramente vitale, che non ha motivo di temere il futuro, perché continuamente torna alle sorgenti e in esse si rigenera.
E non è forse un « segno dei tempi » che si registri oggi, nel mondo, nonostante gli ampi processi di secolarizzazione, una diffusa esigenza di spiritualità, che in gran parte si esprime proprio in un rinnovato bisogno di preghiera? Anche le altre religioni, ormai ampiamente presenti nei Paesi di antica cristianizzazione, offrono le proprie risposte a questo bisogno, e lo fanno talvolta con modalità accattivanti. Noi che abbiamo la grazia di credere in Cristo, rivelatore del Padre e Salvatore del mondo, abbiamo il dovere di mostrare a quali profondità possa portare il rapporto con lui.
La grande tradizione mistica della Chiesa, sia in Oriente che in Occidente, può dire molto a tal proposito. Essa mostra come la preghiera possa progredire, quale vero e proprio dialogo d'amore, fino a rendere la persona umana totalmente posseduta dall'Amato divino, vibrante al tocco dello Spirito, filialmente abbandonata nel cuore del Padre. Si fa allora l'esperienza viva della promessa di Cristo: « Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui » (Gv 14,21). Si tratta di un cammino interamente sostenuto dalla grazia, che chiede tuttavia forte impegno spirituale e conosce anche dolorose purificazioni (la « notte oscura »), ma approda, in diverse forme possibili, all'indicibile gioia vissuta dai mistici come « unione sponsale ». Come dimenticare qui, tra tante luminose testimonianze, la dottrina di san Giovanni della Croce e di santa Teresa d'Avila?
Sì, carissimi Fratelli e Sorelle, le nostre comunità cristiane devono diventare autentiche « scuole » di preghiera, dove l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero « invaghimento » del cuore. Una preghiera intensa, dunque, che tuttavia non distoglie dall'impegno nella storia: aprendo il cuore all'amore di Dio, lo apre anche all'amore dei fratelli, e rende capaci di costruire la storia secondo il disegno di Dio.18
Certo alla preghiera sono in particolare chiamati quei fedeli che hanno avuto il dono della vocazione ad una vita di speciale consacrazione: questa li rende, per sua natura, più disponibili all'esperienza contemplativa, ed è importante che essi la coltivino con generoso impegno. Ma ci si sbaglierebbe a pensare che i comuni cristiani si possano accontentare di una preghiera superficiale, incapace di riempire la loro vita. Specie di fronte alle numerose prove che il mondo d'oggi pone alla fede, essi sarebbero non solo cristiani mediocri, ma « cristiani a rischio ». Correrebbero, infatti, il rischio insidioso di veder progressivamente affievolita la loro fede, e magari finirebbero per cedere al fascino di « surrogati », accogliendo proposte religiose alternative e indulgendo persino alle forme stravaganti della superstizione.
Occorre allora che l'educazione alla preghiera diventi in qualche modo un punto qualificante di ogni programmazione pastorale. Io stesso mi sono orientato a dedicare le prossime catechesi del mercoledì alla riflessione sui Salmi, cominciando da quelli delle Lodi, con cui la preghiera pubblica della Chiesa ci invita a consacrare e orientare le nostre giornate. Quanto gioverebbe che non solo nelle comunità religiose, ma anche in quelle parrocchiali, ci si adoperasse maggiormente perché tutto il clima fosse pervaso di preghiera. Occorrerebbe valorizzare, col debito discernimento, le forme popolari, e soprattutto educare a quelle liturgiche. Una giornata della comunità cristiana, in cui si coniughino insieme i molteplici impegni pastorali e di testimonianza nel mondo con la celebrazione eucaristica e magari con la recita di Lodi e Vespri, è forse più « pensabile » di quanto ordinariamente non si creda. L'esperienza di tanti gruppi cristianamente impegnati, anche a forte componente laicale, lo dimostra.

Giovanni Paolo II 
6 gennaio 2001 

...calls for a Christian life distinguished above all in the art of prayer. The Jubilee Year has been a year of more intense prayer, both personal and communal. But we well know that prayer cannot be taken for granted. We have to learn to pray: as it were learning this art ever anew from the lips of the Divine Master himself, like the first disciples: "Lord, teach us to pray!" (Lk 11:1). Prayer develops that conversation with Christ which makes us his intimate friends: "Abide in me and I in you" (Jn 15:4). This reciprocity is the very substance and soul of the Christian life, and the condition of all true pastoral life. Wrought in us by the Holy Spirit, this reciprocity opens us, through Christ and in Christ, to contemplation of the Father's face. Learning this Trinitarian shape of Christian prayer and living it fully, above all in the liturgy, the summit and source of the Church's life,17 but also in personal experience, is the secret of a truly vital Christianity, which has no reason to fear the future, because it returns continually to the sources and finds in them new life.
Is it not one of the "signs of the times" that in today's world, despite widespread secularization, there is a widespread demand for spirituality, a demand which expresses itself in large part as a renewed need for prayer? Other religions, which are now widely present in ancient Christian lands, offer their own responses to this need, and sometimes they do so in appealing ways. But we who have received the grace of believing in Christ, the revealer of the Father and the Saviour of the world, have a duty to show to what depths the relationship with Christ can lead.
The great mystical tradition of the Church of both East and West has much to say in this regard. It shows how prayer can progress, as a genuine dialogue of love, to the point of rendering the person wholly possessed by the divine Beloved, vibrating at the Spirit's touch, resting filially within the Father's heart. This is the lived experience of Christ's promise: "He who loves me will be loved by my Father, and I will love him and manifest myself to him" (Jn 14:21). It is a journey totally sustained by grace, which nonetheless demands an intense spiritual commitment and is no stranger to painful purifications (the "dark night"). But it leads, in various possible ways, to the ineffable joy experienced by the mystics as "nuptial union". How can we forget here, among the many shining examples, the teachings of Saint John of the Cross and Saint Teresa of Avila?
Yes, dear brothers and sisters, our Christian communities must become genuine "schools" of prayer, where the meeting with Christ is expressed not just in imploring help but also in thanksgiving, praise, adoration, contemplation, listening and ardent devotion, until the heart truly "falls in love". Intense prayer, yes, but it does not distract us from our commitment to history: by opening our heart to the love of God it also opens it to the love of our brothers and sisters, and makes us capable of shaping history according to God's plan.18
Christians who have received the gift of a vocation to the specially consecrated life are of course called to prayer in a particular way: of its nature, their consecration makes them more open to the experience of contemplation, and it is important that they should cultivate it with special care. But it would be wrong to think that ordinary Christians can be content with a shallow prayer that is unable to fill their whole life. Especially in the face of the many trials to which today's world subjects faith, they would be not only mediocre Christians but "Christians at risk". They would run the insidious risk of seeing their faith progressively undermined, and would perhaps end up succumbing to the allure of "substitutes", accepting alternative religious proposals and even indulging in far-fetched superstitions.
It is therefore essential that education in prayer should become in some way a key-point of all pastoral planning. I myself have decided to dedicate the forthcoming Wednesday catecheses to reflection upon the Psalms, beginning with the Psalms of Morning Prayer with which the public prayer of the Church invites us to consecrate and direct our day. How helpful it would be if not only in religious communities but also in parishes more were done to ensure an all-pervading climate of prayer. With proper discernment, this would require that popular piety be given its proper place, and that people be educated especially in liturgical prayer. Perhaps it is more thinkable than we usually presume for the average day of a Christian community to combine the many forms of pastoral life and witness in the world with the celebration of the Eucharist and even the recitation of Lauds and Vespers. The experience of many committed Christian groups, also those made up largely of lay people, is proof of this.
 

Commenti

  1. MI VIENE SOLO DA DIRE CERCHIAMO DI FAR NOSTRI I SUOI INSEGNAMENTI E SEGUIRE LA STRADA CHE CI INDICA. PER DIRLA ALLA BENIGNI "GRAZIE WOITILACCIO".
    maira

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