ancora il silenzio della shoah

“Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò di non appesantire l’oggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani – ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha già la sua parte. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: (…) tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi. Esistono persone che all’ultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai d’argento – invece di salvare te, mio Dio” (...) “Dentro di me c’è una sorgente molto profonda e in quella sorgente c’è Dio. A volte riesco a raggiungerla, più sovente essa è coperta di pietre e sabbia: allora Dio è sepolto. Allora bisogna dissotterrarlo di nuovo”.“rintracciare il minuscolo essere umano, sepolto sotto la barbarie dell’insensatezza e dell’odio”.  “Amo così tanto gli altri perché amo in ognuno un pezzetto di te, mio Dio”.(...)“Una volta è un Hitler; un’altra è Ivan il Terribile, per quanto mi riguarda; in un caso è la rassegnazione, in un altro sono le guerre, o la peste e i terremoti e la carestia. Quel che conta in definitiva è come si porta, sopporta, e risolve il dolore, e se si riesce a mantenere intatto un pezzetto della propria anima”. (...)"In me c'è un silenzio sempre più profondo. Lo lambiscono tante parole che stancano perché non riescono a esprimere nulla.Bisogna sempre più risparmiare le parole inutili per poter trovare quelle poche che ci sono ncessarie. E questa nuova forma di espressione deve maturare nel silenzio.Ora sono le nove e mezzo. rimarrò a questa scrivania fino a mezzogiorno; petali di rose sono sparsi fra i miei libri. Una rosa gialla s'è schiusa al massimo e mi fissa, grande e spalancata. Queste due ore e mezzo che ho davanti mi sembrano quasi un anno di isolamento. Sono così riconoscente per queste poche ore e anche per la concentrazione che mi sta crescendo dentro."(...)" a volte mi sembra che ogni parola che vien detta e ogni gesto che vien fatto accrescano il grande equivoco. Allora vorrei sprofondarmi in un gran silenzio e vorrei imporre questo silenzio agli altri. Sì a volte qualunque parola accresce i malintesi su questa terra troppo loquace."
 
Etty Hillesum, Diario 1941-1943

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