rose (from Tamara)


Se la tua freschezza talvolta così tanto ci stupisce,
felice rosa,
è che in te, nell’intimo,
petalo su petalo tu ti dai riposo.
Insieme, sveglio totalmente, dorme ciò che ti sta intorno,
mentre innumerevoli si toccano
le tenerezze del mio cuore silenzioso
che all’estremo della bocca vanno a trovare compimento.
Io ti vedo, rosa, libro schiuso appena,
che così tante pagine contiene
di minutamente gioia raccontata:
che mai saranno lette. Libro-mago,
che si apre al vento, che può essere letto
con gli occhi chiusi…,
da cui escono confuse le farfalle
per avervi avuto queste stesse idee.
Rosa, o tu per eccellenza cosa già compiuta
che si contiene all’infinito
e all’infinito si diffonde, oh testa
d’un corpo assente per eccesso di dolcezza,
nulla vale quanto te, suprema essenza
di questo permanere fluttuante;
di questo spazio d’amore: in esso,
[appena noi muoviamo un passo,
il tuo profumo vaga intorno.
Eppure, siamo stati noi a proporti
di riempire il tuo calice.
Incantata da questo artificio,
la tua abbondanza l’aveva osato.
Così ricca eri, da potere te stessa diventare
cento volte dentro un fiore solo;
è lo stato di colui che ama…
Ma in altro modo tu non hai pensato.
Una sola rosa è tutte le rose
e insieme quella sola: l’irreplicabile,
la perfetta, la tenerezza che si può dire a parole,
incastonata nel testo delle cose.
Come mai potremmo dire, senza di lei,
ciò che furono le nostre speranze
e le intermittenze tenere
nel nostro incessante andare altrove?
Se ti appoggi, rosa fresca e chiara,
contro il mio occhio chiuso, -
come avessi mille palpebre
posate una sull’altra
contro la mia, calda.
Mille sogni contro la mia finzione
sotto la quale vado errando
dentro il labirinto dei profumi.
Amica delle ore in cui nessuno resta accanto,
quando tutto si rifiuta al cuore reso amaro;
consolatrice, la cui presenza testimonia
un’abbondanza di carezze che fluttuano nell’aria.
Se si rinuncia a vivere, se si rinnega
ciò che era e ciò che può accadere,
si penserà mai abbastanza all’amica che,
con insistenza, compie accanto a noi la propria opera di fata?
Ho una coscienza tale del tuo esistere,
rosa completa,
che il mio acconsentire ti confonde
con il mio cuore in festa.
Ti respiro, rosa, come se tu fossi
la vita nella sua totalità,
e sento d’essere il perfetto amico
di un’amica che è perfetta.
Estate: essere per qualche giorno
nello stesso tempo delle rose,
respirare ciò che ondeggia intorno
alle loro anime dischiuse.
E colei che muore, trasformarla
in una confidente,
e sopravvivere a lei che fu sorella
e adesso manca già nelle altre rose.
Solo, o fiore tu che sovrabbondi,
crei lo spazio che è tuo,
ti contempli in uno specchio
di fragranza.
Il profumo circonda come d’altri petali
il tuo calice che non si può contare.
Io ti trattengo e tu ti riveli,
attrice prodigiosa.
E’ per esserci d’esempio che ti offri a noi?
E’ possibile come una rosa farsi colmi,
moltiplicando la materia sottile di ciascuno,
che fu creata per non creare nulla?
Essere rosa, dirà qualcuno, non è proprio
compiere un lavoro.
Dio, osservando dalla finestra,
edifica la casa.
Rosa, là fuori dovremmo lasciarti,
tu cara, tu meravigliosa?
Cosa fa una rosa là dove la sorte
si consuma in noi?
Senza ritorno. E tu
con noi dividi, sperduta,
questa vita,
questa vita che non è per te.


Da Les roses (Le rose, Rilke 1924-26)

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