stanchi delle parole
Ci sono momenti in cui non abbiamo alcun bisogno di parole, né delle nostre né di altri, e preghiamo allora in silenzio. Questo silenzio perfetto è la preghiera ideale, purché tuttavia il silenzio sia reale e non un sogno ad occhi aperti. Abbiamo molta poca esperienza di ciò che significa il silenzio profondo del corpo e del cuore, quando una serenità assoluta riempie il cuore, quando una pace totale riempie il corpo, quando non c’è nessuna agitazione di nessun tipo e ci troviamo dinanzi a Dio, completamente aperti in un atto d’adorazione. Ci possono essere momenti in cui ci sentiamo bene fisicamente, e mentalmente rilassati, stanchi delle parole perché ne abbiamo già troppo utilizzato; non vogliamo agitarci e ci sentiamo bene in quest’equilibrio delicato; ci troviamo là sul bordo del sogno ad occhi aperti. Il silenzio interiore è un’assenza di qualsiasi tipo di agitazione del pensiero o delle emozioni, ma è una vigilanza totale, una apertura a Dio. Dobbiamo conservare il silenzio assoluto quando lo possiamo, ma non dobbiamo mai lasciarlo degenerare in un semplice piacere. Per evitare ciò, i grandi autori dell’Ortodossia ci avvertono di non abbandonare mai completamente le forme normali della preghiera, poiché anche coloro che avevano raggiunto questo silenzio della contemplazione giudicavano necessario, ogni volta che erano in pericolo di rilassamento spirituale, reintrodurre le parole della preghiera fino a che la preghiera avesse rinnovato il silenzio.
Anthony Bloom
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