accoglienza
Ritengo che la disposizione essenziale alla preghiera sia l’accoglienza; ma l’accoglienza non è un atteggiamento che improvvisa: ha radici lontane in tutto un mondo di essere e di sentire. Aprirsi, con amorosa attenzione alle cose, è già una forma di accoglienza; disporsi all’attesa della primavera, aspettare i germogli, le erbe, i profumi della terra, è già una forma di accoglienza. La rinnovata meraviglia per il miracolo del mondo che si rinnova a ogni stagione è già un inizio di quello stupore religioso che ci prende, al cospetto di Dio. Ecco quindi l’aprirsi alle cose, con tutti i pori spalancati a ricevere i messaggi della terra, che può farsi sostanza di preghiera; poiché le cose sono una sorta di sacramento di Dio. Allora, per chi ne abbia possibilità, fare un piccolo giro mattutino per sorvegliare i germogli, seguire il loro sviluppo, sorprendere il primo bocciolo nascosto, sarà un preludio alla preghiera forse più utile delle “composizioni di luogo” ignaziane.
Adriana Zarri
Commenti
Posta un commento