rumore e musica



E’ evidente che restare in ascolto per ore – sia quel che sia la trasmissione – mi sembrerebbe un modo per uscir da se stessi: per fare siepi di immagini e di suoni, chiudendo  tutti i pertugi di silenzio, e impedendo a Dio di aprirsi un varco e di raggiungerci. Occorre però avere del silenzio un concetto vitale e non formale. Lo stormire degli alberi, il canto degli uccelli, lo scroscio dell’acqua non lo rompono. Neanche la musica lo rompe: lo rivela; perché il silenzio è come il bianco: non è un’assenza di colore: è la somma di tutti i colori, riassunti e unificati, quasi messi a tacere nella candidezza. Così il silenzio contiene ogni possibile parola. Non per nulla, all’interno di Dio, si chiama Verbo. Anche il parlare degli uomini dovrebbe farsi così scavato e nudo da presentire il silenzio. Ci sono discorsi che sono chiacchiere, ci sono discorsi che sono parole. Così come ci sono suoni che sono rumore ed altri invece che sono musica. Il silenzio è offeso soltanto dal rumore.

Adriana Zarri

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