È notte, Mayadevi, sposa del sovrano degli Shakya, dorme quietamente, e sogna: un elefante bianco a sei zanne discende dal cielo ed entra nel suo fianco sinistro senza provocarle alcun dolore. Al mattino la regina racconta il sogno al consorte, che ne chiede l'interpretazione ai sacerdoti; il loro responso è gioioso: da quella fecondazione miracolosa nascerà un principe, che diventerà o un sovrano universale nella sfera politica e militare, oppure un Buddha, un Risvegliato in quella spirituale. Trascorrono i mesi, Mayadevi sente avvicinarsi il momento del parto e – con le parole del grande poeta Ashvaghosha (I sec. d.C., traduzione A. Passi) – «rivolge la propria mente, libera da stanchezza, dolore e illusione, alla pura, immacolata foresta». Sente l'impulso a cercare «un luogo nel bosco adatto al raccoglimento» e lì, nei pressi di Lumbini, il re un poco stupito e il seguito la accompagnano. È il plenilunio di maggio: in posizione diritta, la mano destra alzata che strin