raccontare il silenzio



Mi chiedevo fino a che punto un'esperienza di silenzio possa venire raccontata; e, d'altra parte, fino a che punto debba restare chiusa in sé, senza una qualche comunicazione. Certo le vie della comunicazione sono molte e un eremita privilegia i sentieri del silenzio e sopratutto si affida alla preghiera che tesse fili di presenze lontane e solitarie. Ma un eremita che sia anche scrittore non può sdegnare la comunicazione della parola: una parola che, quando è profonda, è così scarna, essenziale, consumata, da farsi prossima al silenzio; al punto che l'esperienza dello scrivere è, essa pure, in qualche modo, eremitica, in quanto avviene in una solitudine totale, in cui l'autore è solo con se stesso e con Dio, se ci crede; e la pagina bianca è una sorta di tacito deserto che va fiorendo di parole. Ed è certo che solo nell' equilibrio tra silenzio e parola, riserbo e comunicazione, un discorso del genere può venir fatto senza impudicizia.
     
Adriana Zarri

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