notte oscura



Chi medita non cerca necessariamente Dio. Alcuni cercano la liberazione dell’uomo. Altri cercano il senso della vita. Altri cercano altre cose ancora, comunque positive. Naturalmente, c’è anche chi ha fame e sete di Dio e lo cerca con tutto il suo cuore. Tuttavia, quelli che cercano Dio sanno che Dio è inaccessibile all’uomo. Egli abita il grande silenzio. “Dio ha creato gli angeli in silenzio. Dio parla ai silenziosi, mentre quelli che si agitano fanno ridere gli angeli”, dicevano i padri della chiesa. Di conseguenza, per trovare Dio cercano il silenzio. Alla fine forse tutti, esplicitamente o implicitamente, cercano la stessa realtà: quella Presenza arcana che permea di sé tutte le cose e trascende tutte le cose; quell’Assoluto che ha tutti i nomi ed è sempre al di là di tutti i nomi. Ma i mistici sanno, e ce lo ripetono in continuazione, che qualunque nostra esperienza di Dio non è Dio. È un’esperienza preziosa, un grande dono, ma non è Dio. Dio trascende ogni nostra esperienza.
San Giovanni della Croce insiste proprio su questo punto: dice che la radicale rinuncia a identificare Dio con qualsiasi esperienza che noi possiamo avere di lui è la premessa indispensabile per pervenire all’incontro con Dio. Questa rinuncia segna il passaggio attraverso la grande notte, quella più difficile e oscura. Essa comporta l’affettuoso distacco anche in rapporto alle nostre esperienze del divino, perché le nostre esperienze di Dio non sono Dio. Occorre andare oltre per giungere a Lui. Ma occorre andare oltre, coltivando il giusto atteggiamento. Ossia: apprezzando, ma senza attaccamento. Allora diventano frecce preziose che ci indicano il cammino. Sono anche un grande sostegno, perché nutrono la fede-fiducia e, con essa, la motivazione e lo slancio per il lavoro interiore.
  
Andrea Schnöller

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